C’è una dimensione carnale e primordiale nell’idea di “casa” che Isa Rus racconta. Una casa corpo, una casa seno, una casa radice, una casa madre. Birthmark, il titolo della sua personale, sesta tappa del ciclo Homecoming, evoca infatti non solo in senso letterale l’idea di segno della nascita – quella che nel linguaggio comune definiamo “voglia” – ma allude anche alla profonda trasformazione che deriva dalla maternità.
“Questo progetto”, dice la fotografa spagnola, “riflette una miscela di esperienze personali e universali, catturando i momenti crudi e intimi della maternità e le connessioni profonde che formiamo con ciò che ci circonda e con le persone che amiamo”.
Il suo lavoro si inserisce all’interno della traiettoria del mother gaze, una ricerca visiva che mira a una rappresentazione autentica della maternità, sottraendo la madre alla dimensione piatta dell’icona, rivelandone i chiaroscuri e le contraddizioni. Isa Rus guarda le madri per vedere chi e cosa è lei stessa diventata nellametamorfosi dell’avere un figlio, e questo rispecchiamento suona come una rivendicazione poetica e politica: sulla propria identità, sul proprio corpo, sulla propria condizione e sulla propria narrazione.