Con Kowitsch – Lonely Are All The Bridges, il fotografo tedesco Robin Hinsch dischiude ai nostri occhi la devastazione di un teatro di guerra in cui sono rimaste solo macerie, con il rigore di chi ha scelto da che parte stare – dalla parte dei vinti – e la discrezione di chi non ha verità da rivelare, ma sa mettersi in una posizione di ascolto. Nei suoi scatti, parte di una lunga indagine sui conflitti ucraini cominciata nel 2010 e ancora in corso, la guerra ha il volto di un soldato sfinito su una panchina, ha i contorni di un paesaggio spettrale avvolto nella neve, ha la sagoma irregolare di una cattedrale sventrata dalle bombe. Con la sua personale, il viaggio attorno all’idea di casa intrapreso con il ciclo Homecoming si trasforma in una riflessione amara sull’assenza di una casa a cui tornare: distrutte, colpite, abbandonate, le case di Kowitsch – Lonely Are All The Bridges sono abitate solo dai fantasmi. Le immagini Hinsch aprono invece uno spazio di pensiero e di comprensione: non sono meno dolorose di quelle che si soffermano sulle più inguardabili atrocità dei conflitti, ma nel loro passo più lento, nel loro apparente distacco, mostrano come la consapevolezza sia un processo lungo e come la Storia, spesso, possa insegnarci qualcosa solo se guardata in prospettiva.