La Resistenza partigiana fu un insieme di movimenti politici e militari, un’opera di guerriglia, una lotta clandestina in cui rischiarono, e spesso persero, la vita donne e uomini provenienti da diverse fazioni ideologiche, da differenti ceti sociali, uniti dalla comune causa di liberare l’Italia dall’occupazione nazifascista.

Cosa resta oggi di questo capitolo fondante dell’identità italiana, al di là di qualche pagina nei libri di scuola e dei ricordi dei pochi testimoni di quei giorni febbrili ancora in vita? Alla vigilia dell’ottantesimo Anniversario della Liberazione, con Avevo Due Paure i fotografi Paolo Cagnacci e Matteo Cesari – già autori di Unaezeroquattro, indagine visiva sulla strage dei Georgofili – con il regista Theo Putzu, se lo sono chiesti, tornando con il loro obiettivo a dare presenza al passato. Perché la Storia non è solo quella scritta nei libri.
La Storia sta dentro le pietre, nella terra, negli occhi di chi resta. Della Storia sono imbevute le radici degli alberi, della Storia siamo fatti noi.
E la Storia ci parla, se tendiamo l’orecchio ad ascoltarla.

Avevo Due Paure – mostra a cura di Paolo Cagnacci e Irene Alison esposta presso la galleria Rifugio Digitale – non è solo un itinerario nella memoria, è una questione dischiusa sul nostro presente: un viaggio nello spazio e nel tempo per dare corpo e immanenza al passato, per preservare quel che rimane, per coltivare un’eredità ancora fertile.